Mai avuto tenute agricole né esperienza di viticoltura, solo un orto del nonno con cui trascorrevo l’estate al mare ma che è stato sufficiente a lasciare una traccia indelebile.
Lavoro come direttore in una multinazionale informatica americana, ogni settimana sono su un aereo, mia moglie è avvocato tributarista, ma quando arriviamo in campagna, anche solo per poche ore, il contatto con la terra ci aiuta a disintossicarci dallo stress e dall’elettromagnetismo nel quale siamo ingabbiati in città e ci permette di ricaricare le batterie per ributtarci il lunedì nella mischia con energia positiva…
Ho trascorso 34 anni da cittadino principalmente a Roma Nord, tra Parioli e Flaminio, poi, con la nascita di Carlotta, che ci faceva capire chiaramente che preferiva i profumi e l’aria della campagna allo smog dei parco-giochi cittadini,è nata l’esigenza di uscire dalla città.
Non avevamo alcuna intenzione di comprare case o terreni ma il destino ci portava la domenica a girovagare per...
Mai avuto tenute agricole né esperienza di viticoltura, solo un orto del nonno con cui trascorrevo l’estate al mare ma che è stato sufficiente a lasciare una traccia indelebile.
Lavoro come direttore in una multinazionale informatica americana, ogni settimana sono su un aereo, mia moglie è avvocato tributarista, ma quando arriviamo in campagna, anche solo per poche ore, il contatto con la terra ci aiuta a disintossicarci dallo stress e dall’elettromagnetismo nel quale siamo ingabbiati in città e ci permette di ricaricare le batterie per ributtarci il lunedì nella mischia con energia positiva…
Ho trascorso 34 anni da cittadino principalmente a Roma Nord, tra Parioli e Flaminio, poi, con la nascita di Carlotta, che ci faceva capire chiaramente che preferiva i profumi e l’aria della campagna allo smog dei parco-giochi cittadini,è nata l’esigenza di uscire dalla città.
Non avevamo alcuna intenzione di comprare case o terreni ma il destino ci portava la domenica a girovagare per Otricoli, il paese umbro più vicino a Roma, sufficientemente lontano dalla periferia remota di Roma ma via autostrada raggiungibile in meno di un’ora. Un paese scoperto un sabato pomeriggio quando in televisione la trasmissione Linea Verde parlava di un presepe vivente in un anfiteatro romano a due passi da Roma.
I soldi erano pochi ma ho capito che se si desidera veramente raggiungere un obiettivo … alla fine ci si riesce e siamo riusciti a comprarci una casa con un ettaro di terra ad Otricoli: chiamarla casa è un eufemismo, era un pollaio sporco e abbandonato ma con l’incoscienza tipica dei giovani ci siamo lanciati in questa avventura, ci è voluto insomma il nostro coraggio per vedere quello che altri non avevano visto, pur essendo così vicina al paese ma ben nascosta da arbusti e noccioli.
Otricoli ci aveva in effetti colpito molto: poco conosciuta al grande pubblico ma con grandi tradizioni storiche, la vecchia Ocriculum era una ricca città romana che riforniva il cuore dell’impero con l’olio pregiato della sabina, affacciata sul Tevere e sulla Flaminia: il mosaico delle terme oggi è conservato nei Musei Vaticani così come la testa di Giove e tanti altri resti di una epoca gloriosa.
Il Tevere lega con un doppio filo Ponte Milvio a Otricoli, lo stesso fiume, tante storie di inondazioni e una via commerciale di fondamentale importanza.
E anche l’Otricoli moderna ben si comporta rispetto agli avi passati: pulizia e controllo del territorio, una amministrazione giovane e lungimirante che sfrutta i finanziamenti europei, punta sul turismo storico, quello enogastronomico e su festival musicali.
Premessa fondamentale: un simile progetto non sarebbe mai partito e durato così a lungo se non vi fosse stata una passione comune mia e di mia moglie Laura e devo dire anche di Carlotta che quando può continua ad accompagnarci.
Non ci siamo spaventati dal terreno perchè un saggio della zona ci aveva detto che la terra al massimo si ammala ma non muore e che quindi potevamo rimandare ad un secondo momento le coltivazioni.
Ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo ripulito tutto, abbiamo utilizzato una licenza edilizia esistente per ristrutturare e rendere abitabile quella che era una cantina, valorizzando le strutture di una casa di contadini vecchia di oltre un secolo, riscoprendo un tetto a volte in mattoni che era stato sepolto dall’intonaco.
Poi abbiamo visto che tagliando gli arbusti davanti casa avremmo potuto usufruire di una vista splendida e avere aria per ridurre l’umidità.
Abbiamo quindi preparato un orto, potato e concimato gli olivi già presenti, risistemato le tante piante da frutta.
E poi abbiamo deciso insieme al nostro vicino di allevare un maiale e avere la nostra carne e salumi per tutto l’anno. Rispettosi del principio del continuo riciclo,poichè di strutto ne avanzava molto,mia moglie si è cimentata nella produzione di sapone naturale con aggiunta di olio extravergine, devo dire con egregi risultati.
Riciclare significa utilizzare la legna delle potature delle piante per alimentare le stufe e copriamo in questo modo le esigenze di un anno solare, ad integrazione del gas il cui uso cerchiamo di limitare per quanto possibile.
Abbiamo avuto la fortuna di diventare amici degli anziani del paese che in tutti questi anni ci hanno dato supporto e preziosi consigli e la coppia di winemakers Alberto e Fabrizio che mi hanno introdotto al magico mondo del vino.
Alberto purtroppo ci ha lasciati dopo poco tempo per un tragico incidente stradale, ma Fabrizio (Fimiani) ci assiste con passione, competenza e correttezza professionale da tanti anni.
La vigna: in effetti all’inizio mi incuteva un po’ di timore, piante vecchie di almeno 40 anni che pareva guardassero con curiosità questo cittadino che si avvicinava furtivamente.
E allora abbiamo iniziato a potare, a tagliare, a piantare, a ripulire e dare ordine ed equilibrio al tutto, puntando su vitigni della zona: per il rosso l’immancabile Sangiovese poi Canaiolo e Ciliegiolo, per il bianco Trebbiano Toscano e Malvasia.
Negli anni ho imparato i rituali della vigna: la potatura a febbraio quando la vigna dorme (sembrano legni secchi) e la conseguente legatura (con i vimini), il risveglio della pianta, i trattamenti e la sfemminellatura, la scacchiatura, il diradamento dei grappoli per equilibrare la pianta, la cimatura, il controllo della maturazione, e poi la vendemmia, la fermentazione, il controllo delle temperature in cantina (con le taniche di ghiaccio), la torchiatura (soffice per non rompere i vinaccioli), il controllo della fermentazione malolattica (per rendere rotondo il vino), i travasi, un solo filtraggio e l’imbottigliatura dopo quasi un anno di maturazione in botti di acciaio. Solo acciaio per far sì che il nostro “vin de garage” non sia “violentato” dal legno come spesso si nota in alcuni vini anche molto blasonati.
Non ho iniziato con l’idea di vendere il vino, che è e continua a rimanere un hobby, da consumare in famiglia e con gli amici, almeno fino a quando la quantità sarà così scarsa e pertanto ancora più forte è stata la determinazione di non volere utilizzare chimica e sotterfugi enologici. Quindi niente concimi chimici ma letame di Mara, la nostra somara che, insieme alle due pecore Belarda e Monella, tengono rasata anche l’erba del terreno.
Niente anti crittogamici chimici, ma vecchio e consolidato zolfo in polvere e solfato di rame, quanto basta…
E neanche aiuti significativi in cantina , per la stabilizzazione tartarica del bianco ad esempio lo lasciamo fuori al freddo di gennaio.
Il vino deve essere specchio del territorio, anzi del terroir.
Il terroir: quello che conta è questo, cioè la terra e il microclima dove crescono i vitigni, a Otricoli abbiamo il matile, un agglomerato di terra e ciottoli residui di millenari fiumi che anche a 200 mt s.l.m. scorrevano impetuosi, ma questo significa mineralità, un terreno che drena perfettamente la pioggia, tante sostanze naturali che rendono il nostro terreno una “bomba di energia”, al punto che devo sempre controllare l’eccesso di vigoria delle piante, non stimolarle con alcunchè…
E poi l’esposizione: la vigna è esposta a nord il che significa una difesa naturale in questa epoca storica di estati bollenti e che esalta il bianco rendendolo fresco ed elegante.
Non subito, e questo è un problema, perchè ci siamo accorti che sia il rosso che anche, sorprendentemente, il bianco hanno bisogno di un affinamento almeno di un paio di anni in grotta, cosa difficilissima perchè ce lo beviamo tutto subito!